Tutte le canzoni vengono all’uomo quando è solo nella grande solitudine – Inuit


Tutte le canzoni vengono all’uomo quando è solo nella grande solitudine.

Vengono a lui sulla scia del pianto, pianto che scaturisce dai recessi profondi del cuore

o vengono a lui improvvisamente accompagnate da gioia e da risate

che sgorgano all’interno noi- non sappiamo come, mentre riflettiamo sulla vita

e ci guardiamo intorno sulle meraviglie del mondo che ci circonda.

Poi, senza la nostra volontà, a nostra insaputa, le parole arrivano da noi in brani che non appartengono alla lingua quotidiana.

Vengono a noi con ogni nostro respiro e diventano proprietà di coloro che hanno l’abilità di tesserle  per gli altri …

Tutto il mio essere è canzone.

Mentre  canto, io respiro.

(da  Paul Radin, “The Literature of Primitive Peoples”, Diogenes Press)

Alcuni accenni sull’uso di I Ching.


Non si consulta I Ching per gioco.

Le circostanze che richiedono il suo utilizzo devono essere talmente gravi e importanti da precludere ogni approccio superficiale. Il Libro parla per enigmi e immagini, è faticoso da comprendere, e esige una concentrazione e uno stato d’animo molto particolari: non mente, e spesso non si è pronti abbastanza per le sue verità. I Ching parla solo in modo indiretto di altre persone, ma affinando la propria percezione, è relativamente facile individuare chi è coinvolto nella situazione, e il nostro posto in essa. Rifacendosi a principi taoisti, nulla di ciò che vi è espresso è disgiunto dalla relazione con gli altri, che compaiono ora come sottoposti ora come Re. Di volta in volta siamo i re o i sudditi: sta a noi, attraverso l’immagine che sgorga nella nostra mente ad identificarci con l’uno o con l’altro. Il Libro ha un tale carisma che solo con colui che vi si avvicina con sentimenti nobili, puri e ‘consoni’ comincia a parlare. Esige ubbidienza, rispetto, ed anche una certa dose di coraggio. Il Nobile, di cui si parla continuamente, lo chun tzu, è l’uomo o la donna saggia che ha in sé una parte austera e silenziosa, segreta e invisibile agli altri. Chi consulta l’ I Ching lo sa, non è possibile parlare dei suoi esagrammi e dei responsi ad altri senza vanificarli e banalizzarli. Come tutti i simboli, se espresso in situazioni non ‘consone’ va in pezzi e perde il valore predittivo. Il dialogo è tra il libro e te, niente altro conta. Non si presta a egocentrismi, nè a strumentalizzazioni: si ha la netta percezione che se lo si tratta in modo basso, volgare e utilitaristico o egocentrico, se ne ha danno.

I Ching ha la capacità di mettere a nudo ciò che è ancora inespresso ma che è a un passo dalla coscienza. Jung ne fu conquistato per la capacità del libro di comporre immagini che rispondevano pienamente all’intuizione del consultante, facendo affiorare ciò che fino a quel momento era inconscio. La nuda verità, niente di più.

Se acquistate un libro di IChing, qualunque versione sia, sentirete il bisogno di tenerlo celato, al sicuro e svilupperete verso di esso un’affezione molto particolari:  è questo il suo carisma.

Chi consulta I Ching è di per sé un Nobile, che ha fede incrollabile, pure nelle sue inevitabili cadute, nella sua natura spirituale. La nostra spiritualità risiede nel fatto che qualcosa è tenuto segreto e ci  dà nutrimento.  Quando ci si accosta ad I Ching sappiamo già che ci dirà la verità, per il semplice fatto che noi la conosciamo già. ( su questo soprattutto Jung impostò la sua teoria della sincronicità).

L’immagine è fondamentale per intuire la direzione da prendere: il vostro karma. I Ching spiega, come nel Sogno, cosa succede e cosa sarebbe meglio fare per restare in linea con i cambiamenti cosmici all’interno di voi stessi. Vi dice cosa è GIUSTO e RETTO fare se volete dissolvere il vostro karma attuale e liberarvi dalle oscurità e i fardelli accumulati lungo la vita  – o le vite-. Solo lo Shun Tzu, il nobile, può farlo.

L’I Ching è un mezzo potentissimo  per introdursi nella reale tessitura della vita, della realtà e delle relazioni. E non si esprime a comando.